Le crisi servono sempre: fanno riemergere fragilità sociali accantonate, servono a far puntare i riflettori su lavori normalmente snobbati, dal cassiere del supermercato al medico, dall’autista di bus all’operatore sociale o educatore.
Giustamente, in questi giorni, ognuno dice la sua ed anche io vorrei dire qualcosa a proposito di questa categoria: quella che lavora nei servizi essenziali, quella che per definizione resta a fianco di chi, romanticamente, qualcuno definirebbe “gli ultimi”.
Parlo solo di questa categoria di lavoratori perchè è quella a cui appartengo, che frequento da quasi 40 anni e che conosco molto bene.
Siamo quelli che adesso vanno a lavorare comunque, perchè giustamente i servizi essenziali non si chiudono; le prime due settimane è stato impossibile dotarsi di strumenti di protezione, abbiamo blindato le strutture nelle quali lavoriamo, inventato una nuova organizzazione, nuove attività per dare qualità al tempo passato insieme ai nostri ospiti , anche loro spaventati dalle ulteriore enormi incertezze del tempo insopportabilmente dilatato e dalle notizie sempre più cupe. Viviamo nel paradosso: in momento di autorevole richiesta di isolamento sociale, noi facciamo ancora più “comunità“, non possiamo permetterci il metro di distanza, di non abbracciare qualcuno che piange, di non stringere le mani a chi ha paura. Il contatto è il nostro strumento di lavoro.
Considerati spesso poco più che boy scouts animati da fiero senso civico, fortunatamente abbiamo dalla nostra il fatto che il prestigio sociale non era nelle aspettative della nostra scelta lavorativa. Nessuno farebbe normalmente un applauso ad una cassiera del supermercato o ad un operaio che va a lavorare, tantomeno ad un educatore.
E’ dura per tutti, adesso, anche per chi può stare a casa. Ma per chi va a lavorare tutti i giorni giocando alla lotteria del rischio più degli altri, bè credo che oltre un applauso meriterebbe anche tutte le tutele sociali, sanitarie e lavorative possibili.
Ricordiamocelo, quando – passata la tempesta – si ritornerà a tagliare sui Servizi Sociali: magari questa pandemia ne rimetterà al centro l’importanza, così come ha reso evidentemente che i tagli alla Sanità ed alla Ricerca non potevano che renderci inadeguati davanti ad un virus.
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